Da tempo cercavo uno zaino che potesse soddisfare le mie esigenze, e sono sicuro di averlo trovato grazie a Gitzo.
Il marchio, famoso per gli indistruttibili e ottimi cavalletti (che comunque vedrete ampiamente anche in questo report), produce infatti anche borse di diverso tipo a seconda del genere fotografico di interesse dell’utente (e dei coleotteri, vedi foto sotto), come l’Adventury 45l.
Grazie al supporto di Gitzo da adesso ho la possibilità di portare in giro la mia attrezzatura in maniera più comoda, sicura e confortevole! In questo testo vi fornirò alcune impressioni che ho avuto utilizzando questo zaino e i numerosi vantaggi che ho riscontrato rispetto a quello che usavo in precedenza di altra marca (che, per la cronaca, si è rotto).
Spazio chiama spazio
A prima vista lo zaino sembra grosso e capiente, ed effettivamente lo è, ma d’altronde se si ha diversa attrezzatura da inserire, non si può sperare di metterla nel portafogli…
Con lo zaino vecchio dovevo sempre un po’ scegliere cosa portarmi: un giorno lasciavo a casa il macro, un giorno il teleobbiettivo, un altro il kit dei flash… questo perché ci poteva comunque stare tutto, ma molto scomodamente, e per questo motivo probabilmente le cerniere alla lunga non hanno tenuto.
Quando ho estratto questo zaino dalla confezione e ho cominciato a sistemare i comodi divisori interni, ho subito capito che non avrei dovuto più rinunciare ad alcune ottiche, perché tutto viene racchiuso in maniera precisa e sicura senza deformare le pareti rischiando alcunché.
In particolare attualmente ho inserito: Nikon D850 con 150-600 Sigma Sport, 105 mm macro Nikon (modello vecchio), 3 tubi di prolunga Kenko, Laowa Ultramacro 25 mm 2,5-5x, 28-70 mm Nikon, Tokina 10-17 mm, R1C1 Macro Flash System Nikon. E ci starebbe ancora qualcosa volendo, ma direi che per la mia vecchia schiena può bastare.
Inutile dire che c’è un vano laptop (comodo per quando andrò a ricontrollare la mia videotrappola, dispersa ormai da mesi nei boschi e chissà quanti lupi ci saranno passati davanti) e che, volendo, ci starebbe pure una configurazione drone (che invece non utilizzo).
Oltre alle suddette sedi per l’attrezzatura sono presenti diverse tasche con cerniera e talvolta doppia cerniera (in cui ho messo batterie, torcia, binocolo e altre cose), ed altre ampie con uno strap, in cui ho messo documenti vari di lavoro e istruzioni della reflex (ebbene sì, me le porto dietro sempre).
Non basta? In cima è presente una sorta di sacca ripiegata, che si può aprire per espandere ulteriormente in altezza il volume dello zaino: io per il momento ci sto mettendo borraccia, panino e quanto occorre per non morire di fame durante il percorso.
Chi più pesa meno pesa
3,1 kg di zaino vuoto potrebbero sembrare molti, sicuramente sono di più rispetto al mio zaino precedente.
Eppure, sembra incredibile, ma si sentono in proporzione molto meno, grazie ad una incredibile comodità ed ergonomia dello zaino una volta indossato.
Il mio zaino vecchio mi pesava a livello lombare dove, tra l’altro, un pannello semirigido in plastica alla lunga ha tagliato la stoffa (e pure la mia schiena); inoltre, mi piegava le spalle incurvandomi perché sbilanciato.
Lo zaino Adventury 45l di Gitzo invece aderisce perfettamente alla mia schiena, tenendola dritta e avvolgendola, grazie a spallacci comodi e larghi e ad uno “schienale” ampio e confortevole.
È incredibile poi come allacciare la fibbia ventrale (comodissima da stringere con due dita) e quella piccola sul petto incrementi ulteriormente la comodità nel camminare con uno zaino solidale al corpo, senza oscillazioni varie e sbilanciamenti.
Silenzio e mimetismo
Gran parte del mio lavoro si basa su indagini di campo e lunghe attese, soprattutto quando si parla di mammiferi e uccelli.
In entrambi i casi, è bene essere silenziosi e poco visibili, sia per rispettare gli animali, sia per non vanificare ore di appostamenti a causa di un rumore non voluto.
La prima cosa che ho accolto con grande piacere di questo zaino è il colore verde, non fluo ovviamente ma di una tonalità che direi si adatta abbastanza bene alle stagioni senza neve.
Il mio zaino precedente era nero, errore mio sicuramente, e mi obbligava a portarmi una rete mimetica aggiuntiva per coprirlo e farlo sparire alla vista di bestie varie; adesso quantomeno il mio zaino sarà di un colore più naturale e meno “antropico”, il che non è mai male.
Un’altra cosa che ho subito notato camminando: nessuna cerniera tintinna.
La copertura nera impermeabile gommata su tutte le chiusure, infatti, impedisce ai cordini di fare rumore picchiettando sulla zip metallica. Anche questo non è male.
A schiena asciutta
Quando si sceglie uno zaino, si tende ad assicurarsi che ciò che sta al suo interno rimanga ben asciutto giustamente, e in questo caso non vi è alcun rischio vista la fattura perfetta del tessuto impermeabile, il fondo plastificato e la copertura antipioggia estraibile (di cui parlerò più sotto).
Vi è un altro fattore da tenere in considerazione però: mentre camminavo vicino ad un ruscello purtroppo quasi in secca a causa della siccità, ho salvato centinaia di uova di rana rimaste all’asciutto e incontrato diverse salamandre che loro malgrado erano a spasso con il sole. Dopo averle osservate un po’, ho appoggiato lo zaino a terra, senza curarmi troppo come mio solito della fangazza, e l’ho aperto per estrarre l’attrezzatura e scattare un paio di foto.
Con lo zaino vecchio, avrei sporcato tutto il lato che poi avrei appoggiato alla schiena, perché la cerniera era posteriore; in questo caso, invece, la cerniera si snoda sotto gli spallacci, a contatto con la schiena, e quindi per aprire lo zaino bisogna appoggiarlo sul retro, eventualmente imbrattandolo di fango solo lì. Lo stesso può dirsi durante i diluvi con pozzanghere a terra!
Questa ubicazione della cerniera ha un ulteriore vantaggio: camminando su sentieri a volte molto ripidi o poco curati, mi capita spesso di passare nella vegetazione, in mezzo a rami pieni di polvere o polline, o strisciare sotto tronchi caduti. Con la cerniera posteriore, lo zaino vecchio si riempiva di trucioli e particelle varie, e quindi il peggior nemico del sensore prendeva casa (senza pagare affitto) proprio in mezzo all’attrezzatura. In questo caso invece è protetta dalla schiena, oltre che plastificata, e questo rischio non c’è più!
Il cavalletto a portata di mano
A volte scattare foto di paesaggio, macro e d’appostamento richiede lunghe e faticose scarpinate. In queste condizioni è ideale riuscire a compattare tutta l’attrezzatura in uno zaino solo, per avere le mani libere, poter sbinocolare, o usare i bastoncini.
Grazie allo zaino Gitzo Adventury 45l questo mi è ora possibile perché posso appendere le reti mimetiche o il tappetino direttamente sotto grazie a due comodi lacci.
Ma la cosa che più fa la differenza è la possibilità di attaccare il cavalletto direttamente sul retro dello zaino, vincolando due gambe e chiudendo la terza attorno ad altri due lacci con fibbia robusta, in modo che esso non oscilli e non faccia il famoso rumore deleterio per la fauna. In caso di cavalletti più piccoli, è anche possibile utilizzare una delle tasche laterali. Le manopole di alcune teste come la mia (una fluida a 3 vie), tra l’altro, possono essere accorciate quando non utilizzate, così da ridurre lo spazio occupato e la possibilità di impigliarsi nella vegetazione.
Grazie a questa comodità mi è stato possibile andare a far visita alle rupi calcaree delle montagne vicino a casa, dove ho incontrato la bellissima fioritura delle primule orecchia d’orso, le resistentissime betulle abbarbicate sulle rocce e contorte dal vento ed uno spettacolare controluce sugli ultimi fiori dei ciliegi selvatici in un vallone remoto, regolando alla perfezione la composizione grazie alla sensibilità dei movimenti nelle tre direzioni.
Sicuramente, durante la passeggiata, il peso ridotto del cavalletto in carbonio Gitzo Systematic mi ha aiutato notevolmente a ridurre la fatica, senza nulla togliere a robustezza e affidabilità.
Finalmente la pioggia
In seguito mi sono recato in un bel boschetto a fotografare qualche trama, come quella del veratro, della cardamine e altra vegetazione ripariale lungo un ruscello.
Come da previsioni, è poi arrivata un po’ di (salvifica) pioggia, che ha cominciato a tintinnare portando un po’ di sollievo al suolo arido dopo mesi di siccità.
In precedenza avevo una sacca sferica comprata appositamente, che appendevo al mio vecchio zaino e mi portavo dietro sempre per non rischiare di dimenticarla (non vi dico come la chiamavano i miei amici…). In caso di pioggia estraevo da lì l’impermeabile. Il risultato era che quando non la usavo faceva rumore picchiando sul fondo dello zaino, e comunque alla lunga si è rotto l’elastico e non rimaneva più a coprirlo bene.
Con il Gitzo Adventury 45l invece il problema non si pone: a parte la forte impermeabilità del tessuto in sé, dal fondo, aprendo una tasca con velcro, si estrae poi una sacca impermeabile aggiuntiva, comoda per forti acquazzoni!
Quando non la si usa, sparisce da dove è venuta, senza causare ingombri o disagi: perfetta per meteo instabile e sessioni fotografiche agli anfibi!
Conclusioni
Lo zaino Gitzo Adventury 45l è sicuramente un’ottima scelta per i fotografi di natura che debbano portare attrezzature a spasso sui sentieri di montagna e non solo: robustezza, impermeabilità e comodità sono i tre punti chiave di questo compagno di viaggio.
Specifiche tecniche:
Dimensioni esterne: 35 x 22 x 55 cm
Dimensioni interne: 32 x 19 x 54 cm
Peso: 3.1 kg
Attacco per treppiedi: sì
Vano laptop: sì
Colore: verde
Per maggiori informazioni visitate il sito GITZO
Marco Colombo
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