A volte può capitare di incontrare animali già visti in precedenza, delle vecchie conoscenze, riconoscibili per questo o quel tratto particolare. Quando ciò accade, molte sono le domande che affiorano: “Cosa è accaduto nel mezzo?” “Avrà incontrato difficoltà?”.
Si vorrebbe avere i loro occhi per poter capire cosa abbiano vissuto nel tempo di cui non abbiamo traccia.
Di sicuro ne ha passate tante, questa vipera. Fotografata nel 2011, era lunga una trentina di centimetri, con il corpo rossastro e la testa grigia, nonché una serie di peculiari macchie tonde appaiate nella parte anteriore del corpo. Così, quando mi ritrovo al suo cospetto nel 2016, la riconosco subito. Troppo particolare, quel disegno sul dorso. Ora è lunga una cinquantina di centimetri, molto più tozza, con i colori un po’ meno vivaci, e una serie di piccole vipere che le si contorcono nel ventre, in quanto gravida. Non si è spostata di molto, vive a soli 10 m da dove l’avevo trovata cinque anni prima. Confrontando le foto, una piccola cicatrice sulla testa, attorniata da squame ricresciute disordinatamente, è l’evidenza dell’entità individuale.
Chissà quante ne ha passate, la mia “amica” vipera. Penso solo ai pericoli continui che corre un piccolo animale, ai predatori, agli incendi, nonché ai rigori dell’inverno. Avrebbe una storia da raccontare, sicuramente: ogni animale è un eroe. Alla prossima, dunque, sperando i tuoi viperotti siano belli quanto te.
Marco Colombo
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