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10 miti da sfatare sulle vipere

Le vipere campeggiano spesso nei discorsi e pensieri dell’escursionista medio, che le teme a causa del loro potenziale morso velenoso.

In Italia ne esistono cinque specie:

Vipera dal corno (Vipera ammodytes), nelle regioni nord-orientali;

Vipera comune (Vipera aspis, con le tre sottospecie V. aspis aspis/atraV. aspis francisciredi e V. aspis hugyi), distribuita in gran parte dell’Italia settentrionale e peninsulare, nonché su alcune isole inclusa la Sicilia;

Marasso (Vipera berus), sull’arco alpino centro-orientale;

Vipera di Orsini (Vipera ursinii), localizzata sull’Appenino centrale;

Vipera dei Walser (Vipera walser), raffigurata nella foto sopra, recentemente descritta ed endemica di una ristretta area piemontese, seppur non tutti gli studiosi siano concordi sulla sua classificazione.

Questi serpenti non raggiungono mai dimensioni veramente cospicue (al contrario di altre specie innocue) e si distinguono agevolmente grazie alla loro pupilla verticale, nonché per l’aspetto generalmente più tozzo e compatto.

Nonostante sia vero che le vipere sono velenose, non è frequente essere morsi: già il fatto di indossare dei buoni scarponi, di guardare dove si mettono le mani quando si cercano funghi/asparagi e di non disturbarle, riduce al minimo questa possibilità.

Tendenzialmente, le vipere si allontanano all’approssimarsi dell’escursionista, o al massimo rimangono immobili, cercando di sfruttare il proprio mimetismo: in questi casi, è sufficiente ammirarle stando a un paio di metri di distanza e girarci attorno in modo che ognuno continui per la propria strada incolume.

Ciononostante, nel corso del tempo sono stati molti i miti e le leggende ASSOLUTAMENTE FALSI che si sono radicati nella mente della gente comune, seppur non abbiano alcun senso. Vediamone alcuni:

  1. Le vipere vengono lanciate con gli elicotteri per il ripopolamento

Non esiste nessun “ripopolamento” di vipere, non ce n’è alcun bisogno. La protezione delle vipere passa attraverso la protezione dei loro habitat, e ad oggi non prevede alcuna riproduzione in cattività/reintroduzione in natura. Questo mito è molto radicato e ancora adesso in montagna capita spesso di sentirne parlare… viene da chiedersi: come vengono attaccate le vipere ai paracadute? Manco hanno le spalle.     E poi, perché usare un elicottero quando volendo si potrebbe, spendendo molto meno, liberarle camminando? Questi dilemmi rientrano tra i più grandi misteri dell’universo. Qualcuno sostiene che vengano lanciate all’interno di apposite scatole in cartone, e qui una spiegazione si può trovare: spesso i serpenti termoregolano sui substrati più congeniali e un pezzo di cartone funge molto bene allo scopo, per cui se si vede una vipera scaldarsi arrotolata su un pezzo di cartone e si associa la visione al mito degli elicotteri… la frittata è fatta. Curiosamente, mi è stato raccontato che anche sui Pirenei circola questa voce: i Francesi dicono che gli Spagnoli lanciano le vipere sul loro versante, e viceversa!!

2. Le vipere vanno sugli alberi a partorire

Anche questa falsità è assolutamente radicata: spesso si sente dire di stare attenti, in particolare nella tarda estate, perché le femmine di vipera vanno sugli alberi a partorire. La motivazione di fondo di questa cosa è banale: poiché si ritiene che i viperotti siano molto crudeli, si dice che appena nati cerchino di mordere la madre, e quindi quest’ultima si mette in salvo partorendoli dall’alto e lasciandoli subito cadere a terra in modo che non abbiano tempo di ucciderla. Ovviamente questo mito non ha senso: le vipere partoriscono i propri piccoli in luoghi riparati dai predatori, i giovani sono già velenosi e indipendenti ma ignorano la femmina e si disperdono attorno.

3. Le vipere muoiono tutte di parto per l’abitudine di squarciarsi il ventre sulle pietre

Anche questa credenza, sulla scia della precedente, si basa sulla presunta aggressività dei neonati, per cui la femmina attuerebbe tale strategia “suicida” al fine di evitare di morire per il morso dei propri piccoli… elementare no?

4. La vipera emana un alito talmente velenoso che se un cane lo fiuta muore praticamente all’istante

In questo caso, la spiegazione della bufala è semplice: i cani che utilizzano molto il tartufo per rapportarsi con l’ambiente, vengono a volte morsi sul muso. Spesso il padrone non vede l’esatto istante del morso, ma trova semplicemente il cane con il muso vicino al serpente, e poi iniziano nel caso i problemi di salute per il quattrozampe (enfatizzati dal punto di inoculazione del veleno più sensibile e dal minore peso dell’animale rispetto a quello di una persona).

5. Le vipere quando bevono possono avvelenare l’acqua del ruscello, per questo motivo prima di farlo si tolgono le ghiandole del veleno e le depositano su una pietra della riva, per poi “reindossarle” dopo essersi dissetate

Questa credenza non ha una spiegazione particolare e rientra probabilmente nel filone di esagerazione ed enfatizzazione della pericolosità delle vipere, del tipo “è talmente velenosa da avvelenare anche l’acqua in cui beve”. Siccome nei ruscelli ci sono alcune specie innocue (natrice tassellata e natrice viperina) che ricordano le vipere ma appunto non sono velenose, la diceria potrebbe avere origine dal fatto che le “vipere” (con mille virgolette) acquatiche non fanno male.

6. Esistono vipere crestate e vipere baffute, sono terribili e le più velenose

Questa credenza, attribuita non solo alle vipere ma ai serpenti in generale, è alla base del mito del “regolo”, mostruoso serpente dalle caratteristiche succitate. Nella realtà, si tratta di serpenti in muta (la cui pelle si distacca creando apparentemente escrescenze e creste) e di serpenti in fase di ingollamento di una preda (con zampe/code di roditori, anfibi, lucertole, etc. che escono dalla bocca e sporgono dalla testa).

7. In alcune vipere la punta della coda è addirittura più velenosa della bocca

Questa credenza è forse spiegabile col fatto che in molte vipere la punta della coda è gialla o arancione, in particolare sul suo lato inferiore: questa colorazione è utilizzata durante il comportamento di tail-luring, in particolare dai giovani, che muovono la coda come se fosse un piccolo verme, al fine di attirare primariamente lucertole da predare.

8. Quando si incontra una vipera, bisogna scappare in salita: è risaputo infatti che l’animale si morde la coda facendo un cerchio e insegue il malcapitato rotolando verso valle sul versante

Non si capisce come mai l’uroboro, antichissimo simbolo di immortalità e perfezione, venga scomodato per descrivere comportamenti inesistenti. La vipera non si morde la coda facendo la ruota, e non insegue gli escursionisti: al massimo se disturbata, si dà ad una precipitosa fuga, muovendosi più velocemente verso valle che verso monte (come qualunque oggetto sottoposto alla forza di gravità…).

9. Le vipere nere sono più velenose

E’ vero che gli individui melanici (completamente neri) e melanotici (quasi completamente neri) possono avere agli occhi del grande pubblico un aspetto più “impressionante”, ma l’efficacia del loro veleno è identica a quella degli individui dalla normale colorazione.

 

10. Le vipere sono ghiotte di latte: per catturarle, infatti, basta posizionare una bottiglia con del latte dentro, in modo da trovarvi il malcapitato serpente incastrato a causa della sua ingordigia.

Quest’ultima leggenda è riproposta in diverse varianti locali, attribuite ai serpenti in generale, attaccati al seno delle donne, alle mammelle delle vacche, e così via. Si tratta di una credenza molto antica e diffusa nel mondo, assolutamente infondata: i rettili non sono in grado di digerire il latte dei mammiferi. Forse la loro assidua frequentazione delle stalle, dove ci sono roditori, può avere ispirato questa leggenda.

Per concludere, si parla tanto delle vipere in montagna, ma molto spesso si tratta di bufale! Esercitate il vostro spirito critico quando vi raccontano questi (ed altri) aneddoti curiosi…

Le vipere sono animali protetti ed importanti, non uccidetele.


Marco Colombo

www.calosoma.it

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